International Music trash part 3" Il trashometro è esploso"
Perfetto 😎🔥 allora accendiamo di nuovo il Trashometro Internazionale 3000™ (che ormai funziona solo se lo colpisci con una ciabatta e gli offri un Negroni) e prepariamoci a un nuovo giro sulle montagne russe delle canzoni più improbabili mai sfornate oltre confine.
Se pensavate che la parte 1 e la parte 2 avessero già raschiato il fondo del barile… beh, signore e signori, vi sbagliate di grosso: il barile è infinito, e in fondo c’è pure una discoteca con luci stroboscopiche e un DJ bulgaro che mette lo stesso pezzo in loop dal 2004. 🪩
Oggi ci addentriamo nella parte 3: un viaggio epico tra videoclip girati con budget pari a una pizza margherita, ritornelli che ti perseguitano peggio di un ex su WhatsApp e outfit che sfidano ogni legge della fisica e del buongusto. Preparati a canticchiare a caso in lingue che non conosci, ballare mosse che sembrano fatte per evocare divinità sconosciute e a chiederti, alla fine: “Ma perché sto ascoltando questa roba… e perché MI PIACE?” 🤯
Pronto? Bene. Allaccia le cinture, carica le gif imbarazzanti e alza il volume: il Trash Internazionale Parte 3 sta per cominciare. 🚀
🥁 Prima tappa: “Dragostea Din Tei” – O-Zone (2003)
Appena parte, senti quel “Ma-ia-hii, Ma-ia-huu” e ti viene naturale alzare le braccia come se stessi cercando campo col cellulare nel 2003. Non importa se sei in discoteca, al supermercato o bloccato nel traffico: il riflesso condizionato è immediato.
Il videoclip? Un capolavoro di trash involontario.
Tre ragazzi moldavi con più gel nei capelli che litri d’acqua nel Danubio ballano davanti a un green screen che sembra preso in prestito da PowerPoint. Ci sono aerei che volano come fossero disegnati in Paint, sorrisi giganti che ti fissano dall’alto e braccia al vento che fanno sembrare il tutto un rituale per invocare l’alta pressione atmosferica.
Eppure, proprio lì, tra un coretto incomprensibile e un montaggio da fiera di paese, nasce la magia: Dragostea Din Tei non è solo un tormentone, è un incantesimo.
Ti prende, ti possiede e ti trasforma in un meme vivente. Basti pensare al mitico Numa Numa Guy, l’eroe della webcam che, con due smorfie e una sedia da ufficio, ha reso immortale questa canzone anche fuori dall’Europa.
La cosa incredibile è che nessuno capiva il testo (a parte i rumeni, e forse neanche sempre), ma non serviva. Bastava quel “ma-ia-hii” per sentirsi parte di una tribù globale, unita da un’unica missione: ballare male, cantare peggio e godersi il trash più puro.
📊 Trashometro – Dragostea Din Tei
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Look: camicie aperte, pantaloni larghi, gel a secchi ✦✦✦✦
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Videoclip: green screen psichedelico ✦✦✦✦✦
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Ritornello-maledizione: impossibile da scacciare ✦✦✦✦✦
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Iconicità storica: primo vero meme musicale globale ✦✦✦✦✦
👉 Valutazione finale: 5/5 Fiamme 🔥🔥🔥🔥🔥
💃 Seconda tappa: “Macarena” – Los del Río (1993, boom nel 1996)
Se “Dragostea Din Tei” è il virus anni 2000, la Macarena è stata la pandemia degli anni ’90.
Un brano spagnolo che parte come canzone di flamenco-pop innocua e poi… esplode in tutto il mondo come una bomba di coreografie di gruppo.
Ecco il punto: non potevi sfuggire alla Macarena.
Era ovunque: feste di matrimonio, saggi di danza alle elementari, villaggi turistici, pubblicità, programmi TV, persino negli stadi.
Non importava chi fossi, a un certo punto ti ritrovavi in fila con sconosciuti, a battere le mani, girare i polsi, toccarti spalle–fianchi–testa e a chiudere il tutto con un salto e un “Ehhh Macarena!”.
Il videoclip è un capolavoro di estetica anni ’90: i due signori andalusi in camicia e giacca (che già all’epoca avevano l’aria da “zii simpatici al matrimonio”) che cantano con calma olimpica, mentre un gruppo di ragazze in minigonna danza la coreografia che ha segnato un’intera generazione.
Il bello è che nessuno sapeva cosa dicesse la canzone.
Il ritornello in spagnolo era incomprensibile a chiunque non fosse madrelingua, ma non serviva: la Macarena era soprattutto fisica. Una volta imparata la sequenza di mosse, eri dentro al culto.
E attenzione: il testo, se tradotto, racconta di una ragazza che tradisce il fidanzato mentre lui fa il militare. Niente di allegro, insomma. Ma chissenefrega: la Macarena non si ascolta, si balla.
Risultato? Un tormentone eterno che ha trasformato le piste da ballo in un esercito sincronizzato di braccia e bacini.
Altro che TikTok: la vera coreografia virale è nata nel ’96.
📊 Trashometro – Macarena
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Look: zii in camicia + ballerine da villaggio ✦✦✦✦
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Videoclip: minimal ma efficace ✦✦✦
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Coreografia: la droga collettiva degli anni ’90 ✦✦✦✦✦
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Iconicità storica: la “Despacito” dei baby boomer ✦✦✦✦✦
👉 Valutazione finale: 4,5/5 Fiamme 🔥🔥🔥🔥💥
🎺 Terza tappa: “Mambo No. 5” – Lou Bega (1999)
Siamo alla fine degli anni ’90, l’epoca delle camicie a fantasia, delle vacanze con il braccialetto all inclusive e delle compilation estive “Hit Mania Dance”.
In questo scenario nasce lui: Lou Bega, completo elegante, baffetti sottili, e soprattutto una missione chiara… infilare più nomi femminili possibile in una canzone di tre minuti.
Il brano prende un vecchio riff jazz di Pérez Prado e lo trasforma in una bomba pop-dance che esplode ovunque: radio, TV, feste scolastiche, spot pubblicitari (Disney lo usò perfino per una pubblicità con Topolino & co. 🤯).
Il testo è geniale nella sua semplicità:
“Un po’ di Monica qua, un po’ di Erica là…” 🎶
Praticamente il catalogo Ikea dei nomi femminili, con Lou Bega che canta felice come se stesse leggendo la rubrica del suo Nokia 3210.
Il videoclip è un tripudio di anni ’90 allo stato puro: ballerine in abiti sgargianti, una band swing che sembra presa in prestito da un matrimonio e Lou che si muove con l’aria di chi sa già di aver creato un tormentone immortale.
E nonostante la sua natura ripetitiva, “Mambo No. 5” ha un superpotere: ti entra nelle vene come un mojito mal mischiato e non ti lascia più. Ancora oggi, se parte, scatta immediatamente il battito di mani e il trenino da villaggio turistico.
📊 Trashometro – Mambo No. 5
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Look: completo elegante + baffo d’ordinanza ✦✦✦✦
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Videoclip: carnevale anni ’90 ✦✦✦✦
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Ritornello: ipnotico, ripetitivo, inevitabile ✦✦✦✦✦
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Iconicità storica: ballata ovunque, perfino nei cartoni Disney ✦✦✦✦✦
👉 Valutazione finale: 5/5 Fiamme 🔥🔥🔥🔥🔥
🕺 Quarta tappa: “Aserejé” – Las Ketchup (2002)
C’erano gli anni 2000, c’erano le compilation estive e poi… c’era Aserejé, la canzone che ha reso impossibile qualsiasi tentativo di traduzione logica.
Tre sorelle spagnole, look da festa in spiaggia improvvisata e un ritornello che sembra scritto dopo una notte a base di sangria e karaoke stonato.
“Aserejé ja de jé
de jebe tu de jebere…” 🎶
…e già qui ti chiedi: sto avendo un ictus o davvero questo è il testo?
La leggenda dice che le Ketchup stavano cercando di imitare il rap di “Rapper’s Delight” dei Sugarhill Gang… ma con lo spagnolo della domenica e un po’ di fantasia ubriaca.
Risultato? Una lingua aliena che nessuno ha mai compreso ma che tutti, senza distinzione di età, hanno cantato a squarciagola.
Il videoclip è un concentrato di minimalismo early 2000: le tre sorelle che ballano in sincrono, abiti colorati, sfondi neutri e un’aria da “pubblicità di acqua minerale con il budget finito”. Ma non serviva altro: bastava la coreografia per trasformare chiunque in un ballerino improvvisato.
E così “Aserejé” diventa l’inno delle estati 2002 e 2003, conquista le classifiche di mezzo mondo e soprattutto distrugge la dignità di chiunque abbia provato a cantarla senza sembrare posseduto.
Ancora oggi, se parte in spiaggia, il gruppo di amici si divide in due:
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quelli che fingono di non conoscerla (bugiardi),
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quelli che mollano tutto e si mettono in fila a ballare come se avessero di nuovo 12 anni.
📊 Trashometro – Aserejé
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Look: sorelle da festa estiva ✦✦✦
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Videoclip: low budget ma efficace ✦✦✦
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Ritornello: idioma extraterrestre ✦✦✦✦✦
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Iconicità storica: tormentone universale ✦✦✦✦✦
👉 Valutazione finale: 4,5/5 Fiamme 🔥🔥🔥🔥💥
🕶️ Quinta tappa (finale): “U Can’t Touch This” – MC Hammer (1990)
Prima ancora che i tormentoni trash invadessero gli anni 2000, c’era lui: MC Hammer, l’uomo che riusciva a ballare per ore con addosso pantaloni così larghi che avrebbero potuto ospitare una famiglia di turisti in campeggio.
“U Can’t Touch This” non è solo una canzone, è un’esperienza sensoriale.
Parte con il sample di “Super Freak” di Rick James (già di per sé geniale) e diventa subito un’esplosione di ritmo, passi impossibili e un unico messaggio chiaro: MC Hammer è intoccabile.
Peccato che, poco dopo, sia diventato toccabilissimo… soprattutto dal fisco americano.
Il videoclip è un capolavoro dell’epoca: MC Hammer che balla come se avesse molle sotto le scarpe, circondato da ballerini in look fluorescenti, scenografie che sembrano uscite da una palestra scolastica e ovviamente i leggendari Hammer pants, quei pantaloni a cavallo bassissimo che oggi sarebbero banditi persino dal regolamento della moda trash.
La cosa incredibile è che il brano è entrato di diritto nella cultura pop: parodiato nei cartoni, usato nelle pubblicità, ballato nei talent show e ancora oggi considerato un cult tanto iconico quanto… imbarazzante.
E sì, ogni volta che parte quel “Stop! Hammer time!”, la tentazione di imitare i suoi passi è irresistibile, anche se rischi di slogarti un ginocchio al primo tentativo.
📊 Trashometro – U Can’t Touch This
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Look: pantaloni XXL da circo ✦✦✦✦✦
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Videoclip: energia pura anni ’90 ✦✦✦✦
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Ritornello: mantra universale ✦✦✦✦✦
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Iconicità storica: icona immortale (e meme eterno) ✦✦✦✦✦
👉 Valutazione finale: 5/5 Fiamme 🔥🔥🔥🔥🔥
🚀 Conclusione – Il trash che non puoi toccare (ma che ti tocca sempre)
Abbiamo iniziato con i moldavi volanti degli O-Zone, siamo passati attraverso le file infinite della Macarena, abbiamo brindato con Lou Bega e il suo harem di nomi, ci siamo persi nell’idioma alieno delle Las Ketchup, e infine abbiamo tentato di imitare i pantaloni impossibili di MC Hammer.
Cinque canzoni, cinque momenti che hanno fatto la storia non solo della musica, ma anche della cultura popolare mondiale.
Perché il trash, alla fine, ha un potere magico: unisce tutti. Non importa la lingua, lo stile o l’anno – quando parte un tormentone trash, improvvisamente ci troviamo tutti sullo stesso piano: a ridere, a ballare male e a ricordarci che la musica non deve sempre essere seria per essere immortale.
Il Trashometro Internazionale 3000™ a questo punto fuma e chiede pietà, ma il verdetto è chiaro:
queste canzoni sono talmente esagerate da superare il concetto stesso di “trash” e diventare icone eterne.
E quindi, la prossima volta che vi capiterà di ballare la Macarena a un matrimonio, di canticchiare “Ma-ia-hii” sotto la doccia o di gridare “Stop! Hammer time!” davanti allo specchio… ricordatevi: non state facendo una figuraccia.
State celebrando la storia del trash internazionale.
🔥 E noi non possiamo che dirlo a gran voce: lunga vita al trash, lunga vita ai tormentoni! 🔥


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