Trash Italian song is Back parte 3
Sì, avete letto bene: Parte 3. Come in tutte le trilogie che si rispettino, qui entriamo nella fase “epica”. Se con la prima parte vi siete vergognati, con la seconda avete iniziato a ballare di nascosto in cucina… beh, adesso è il momento in cui vi arrendete definitivamente al glitter, al playback spudorato e ai testi che sembrano scritti dopo una serata a base di Spritz e karaoke.
L’Italia non smette mai di regalarci perle di trash musicale: canzoni che non chiedevano di nascere, eppure sono ancora lì, pronte a infestare le playlist di YouTube e a risuonare alle sagre di paese.
Questa è la musica che ci unisce tutti: quella che nessuno ammette di amare, ma che tutti conoscono a memoria.
Pronti a tuffarvi in un mare di coreografie improbabili, rime baciate con la grazia di un trattore e look da denuncia penale alla moda?
Allacciate le cinture: la giostra del trash riparte… e stavolta non c’è scampo!
🎤 Prima fermata: “T’Appartengo” – Ambra Angiolini (1994)
C’è chi negli anni ‘90 aveva la Smemoranda, chi le ciabatte con il logo Invicta… e poi c’era chi si apparteneva ad Ambra.
“T’Appartengo” non è solo una canzone: è stato un rito di iniziazione generazionale. Un giuramento d’amore urlato in cameretta, con il poster di Non è la Rai appeso sopra il letto e la radio che gracchiava.
Il testo? Un concentrato di possessività adolescenziale che oggi farebbe scattare l’allarme “relazione tossica” al primo ascolto.
La coreografia? Talmente semplice che la si ballava anche durante la ricreazione con la merendina in mano.
Eppure… nessuno, NESSUNO, è riuscito a sfuggire al ritornello.
🔻 Trashometro™:
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Testo: ❤️❤️❤️ (sì, ma con i brividi)
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Coreografia: 🕺🕺🕺🕺 (ballabile anche dopo 4 spritz)
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Look: 🌟🌟🌟 (camicie oversize + codini imbattibili)
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Eredità culturale: immortale, purtroppo per noi.
👉 Risultato finale: Trash monumentale con valore storico.
🆘 Seconda fermata: “Pandora” – la canzone che tutti attribuiscono ai Gem Boy (ma non è loro)
Ecco uno dei più grandi misteri della musica trash italiana: “Pandora”.
Per anni è girata ovunque come “canzone dei Gem Boy”, ma la band ha sempre negato la paternità con la stessa energia con cui un papà nega di aver rubato il tiramisù dal frigo. Eppure, nel nostro immaginario collettivo, resta lì: la hit demenziale che nessuno ha mai ufficialmente scritto, ma che tutti conoscono.
Il testo? Un delirio poetico che parte in maniera quasi epica e poi deraglia nel surreale più totale:
“Mi piacerebbe essere una vacca da latte,
e tutti i giorni fare la cacca nel latte…”
Dante si sta ancora rigirando nella tomba, e con lui pure il povero Virgilio.
La base musicale, invece, sembra uscita da un karaoke di provincia alle due di notte, quando il DJ ha già perso la dignità da almeno tre ore.
Eppure… funziona. È talmente assurda che la canti, la condividi, e ti ritrovi intrappolato in quel mondo dove Pandora non è una dea greca, ma la regina indiscussa del nonsense.
🔻 Trashometro™:
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Testo: 🤯🤯🤯🤯🤯 (trash poetico agricolo con allusioni a go-go, inarrivabile)
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Coreografia: 🐄🐄 (se la fai in campagna, vale doppio)
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Look: 🎤👒 (berretto di paglia e microfono di plastica, obbligatori)
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Eredità culturale: mito urbano della musica demenziale italiana.
👉 Risultato finale: Trash leggendario, categoria “mito metropolitano musicale”.
⛪ Terza fermata: “Papa Nero” – Pitura Freska (Sanremo 1997)
Ecco uno di quei capolavori trash che riescono a far ridere e riflettere allo stesso tempo. “Papa Nero” dei Pitura Freska è arrivato a Sanremo nel 1997 portando dialetto veneziano, reggae da balera e un’idea folle: un papa… nero! Sì, avete letto bene.
Il testo, tra ironia e profezia, parte da un’immagine surreale ispirata a Nostradamus e finisce in pura comicità popolare:
“Sarà vero? Dopo Miss Italia aver un Papa nero? No me par vero…”
Un mix perfetto di reggae veneziano, riferimenti improbabili e quel nonsense che ti fa cantare e ridere allo stesso tempo. È il tipico brano che non sai se ballare, ridere o scrivere sul diario “giorno più trash della mia vita”.
🔻 Trashometro™
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Testo: 📜📜📜📜📜 — Profetico, poetico e assolutamente demenziale.
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Coreografia: 🕺🐙 — Un balletto tra reggae, gestacci teatrali e movimenti da villaggio vacanze.
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Look: 👒🎸 — Costume da turista alternativa + chitarra immaginaria, da applausi.
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Eredità culturale: Trash con coscienza, leggenda urbana della musica italiana.
Verdetto finale: Trash intelligente, un tormentone che ti fa ridere e ti rimane in testa… e sì, ti fa anche riflettere un po’.
🐍 Quarta fermata: “Kobra” – Donatella Rettore (1980)
Signore e signori, ecco a voi uno dei vertici assoluti del trash italiano: “Kobra”.
Quando Donatella Rettore decise di pubblicarla, la musica italiana scoprì che si poteva mischiare pop, rock e… metafore serpentine a caso.
Il testo? Un tripudio di allusioni sottili come un martello pneumatico. Il “Kobra” non è proprio un animale da documentario del National Geographic, ma un simbolo che – ammettiamolo – tutti abbiamo colto.
La melodia? Ritmata, travolgente e ipnotica come il sibilo di un serpente in discoteca.
La performance? Rettore in versione regina del kitsch: look audaci, energia fuori scala e coreografie che oggi definiremmo “iconiche” (ieri semplicemente “strane”).
Eppure… funziona. Dopo il primo ascolto, vi ritroverete a cantare “Kobra non è!” senza nemmeno accorgervene, con lo stesso entusiasmo di chi trova un 2x1 sui gelati al supermercato.
🔻 Trashometro™
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Testo: 🐍🐍🐍🐍🐍 — Allusioni così evidenti che quasi diventano poesia trash.
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Coreografia: 💃💃💃 — Movimenti sinuosi e irresistibilmente kitsch.
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Look: ✨👠 — Rettore in pieno splendore glam-trash.
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Eredità culturale: inno immortale del trash con la T maiuscola.
Verdetto finale: Trash animalesco, seducente e immortale. Una hit che non invecchia… proprio come i serpenti.
🍫 Quinta fermata: “Cacao Meravigliao” – (la dolce maledizione anni ’80)
Ecco uno di quei brani che dimostrano come in Italia non ci sia mai stato un limite tra musica, pubblicità e pura follia. “Cacao Meravigliao” è la canzone che riesce a trasformare il cioccolato in un tormentone da balera: dolce, zuccheroso e totalmente imbarazzante.
Il testo? Un inno al cacao che sembra scritto da qualcuno che ha passato troppo tempo davanti allo scaffale dei dolci al supermercato. Ogni parola è zuccherata, ogni frase è più stucchevole dell’altra… ed è proprio per questo che non riesci a smettere di canticchiarla.
La melodia? Ballabile, con quel ritmo che ti obbliga a muovere i fianchi anche se stai solo cercando di versarti un caffè.
Il risultato? Una hit così paradossale che, tra un sorriso e un brivido di vergogna, entra diretta nella storia del trash italiano.
🔻 Trashometro™
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Testo: 🍫🍫🍫🍫 — Zucchero puro, con overdose di dolcezza.
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Coreografia: 💃🕺 — Perfetta per una balera con tavoli pieni di ciambelloni.
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Look: ✨🍩 — Colorato, pacchiano come il carnevale di Rio e assolutamente anni ’80.
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Eredità culturale: trash dolciastro, da ricordare tra un karaoke e una pubblicità di merendine.
Verdetto finale: Trash zuccherino, appiccicoso e irresistibile. Il cacao non è mai stato così… meravigliosamente kitsch.


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