Iris dei Goo Goo Dolls: un canto che tocca l’anima
Pubblicata il 1º aprile 1998, Iris è la canzone che ha trasformato i Goo Goo Dolls da band alternativa americana a fenomeno mondiale. Nata per la colonna sonora del film City of Angels, è poi entrata anche nell’album di successo Dizzy Up the Girl, diventandone il cuore pulsante. Con una melodia struggente e un testo capace di parlare direttamente al cuore, Iris è oggi considerata una delle ballate più iconiche degli anni ’90.
Era il 1997, e Johnny Rzeznik – frontman e autore del brano – stava vivendo un periodo complesso: un divorzio appena alle spalle, crisi creativa e una vita solitaria in un hotel di Los Angeles. L’invito a scrivere una canzone per City of Angels arrivò inaspettato, e più che per entusiasmo verso il film, fu l’idea di condividere la colonna sonora con giganti come U2 e Peter Gabriel a spingerlo ad accettare: «Era un onore. Volevo poter dire ai miei figli che ero sullo stesso disco di Bono».
Dopo aver visto in anteprima alcune scene, Rzeznik tornò nella sua stanza e iniziò a scrivere. In poche ore la struttura di Iris era già nata. «Di solito scrivere è fonte di ansia per me, ma quella volta la canzone sembrava arrivare da sola, come un dono. Ho solo detto: “Grazie, Dio”».
Il Singolo
Musicalmente, la strofa è intima, quasi sussurrata, e il ritornello esplode in un’ondata di note che liberano tutta la tensione emotiva. Il messaggio è semplice, ma potente: vulnerabilità, desiderio, speranza, dolore. Tutto in una dichiarazione d’amore totale. Iris è il tipo di canzone che riesce a parlare a tutti, in ogni fase della vita.
La produzione di Iris è curata dai Goo Goo Dolls insieme al produttore Rob Cavallo, già noto per il suo lavoro con i Green Day. La canzone si costruisce intorno a chitarre acustiche accordate in modo aperto – Rzeznik ne eliminò addirittura una corda per ottenere un suono più arioso e delicato. A questa base si aggiunge il mandolino, suonato dal talentuoso session man Tim Pierce, che registrò anche un assolo di chitarra elettrica su suggerimento di Cavallo.
Il tutto è arricchito da un tappeto di archi (violini e violoncelli) e una batteria piena ma discreta, creando un mix tra intimità e grandiosità che ha reso il brano perfetto per radio, colonne sonore e concerti. Una ballata rock avvolgente, malinconica e potente.
Anche se non vinse ai Grammy Awards del 1999, Iris ricevette ben tre nomination, tra cui Record of the Year. Ma fu nelle classifiche che la canzone brillò:
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Negli Stati Uniti raggiunse la Top 10 (#9 nella Billboard Hot 100);
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In Regno Unito arrivò al #3 grazie a una cover presentata a X Factor nel 2011;
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In Australia e in Italia fu #1 per cinque settimane consecutive.
Nel 2012, Billboard l’ha eletta canzone pop più rappresentativa del ventennio 1992–2012. Le vendite? Oltre 10 milioni di copie negli USA (certificazione Diamond nel 2024) e più di un milione nel Regno Unito. È stata anche inserita da Rolling Stone tra le “100 Greatest Pop Songs” (#39) e in Irlanda è tuttora tra i 20 singoli più venduti di sempre.
Curiosità
Sulle piattaforme digitali ha superato i 2 miliardi di ascolti su Spotify, e continua a essere tra le canzoni più presenti nelle playlist “nostalgia anni ‘90”.
Rzeznik ha detto una volta: «Quando l’ho scritta è stato come un lampo. La melodia è semplice, ma fortissima». E aveva ragione: Iris continua a parlare a chi ama, a chi ha perso, a chi spera. Una canzone che ha saputo essere sincera e universale, e che ancora oggi risuona in modo potente.
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